Il Governo Meloni ha riconfermato anche per il 2025 Quota 103 che dà la possibilità di accedere alla pensione con largo anticipo. Ma sicuro che ti convenga?
Il Governo, sul fronte delle pensioni, si è mantenuto molto cauto per il prossimo anno. Non sono state introdotte nuove misure che possano agevolare le uscite anticipate ma sono state riconfermate tutte le misure già in vigore: Ape sociale, Opzione donna, Quota 41 e Quota 103.
Le prime tre misure, tuttavia, si rivolgono a platee piuttosto ristrette: invalidi, caregivers, disoccupati o addetti a mansioni usuranti. L’unica misura, tra quelle sopra menzionate, che si rivolge a tutti a prescindere dalla categoria lavorativa, è Quota 103 che è stata introdotta qualche anno fa per prendere il posto di Quota 100 e di Quota 102.
Quota 103, per certi versi, è sicuramente molto vantaggiosa in quanto consente di uscire dal lavoro a soli 62 anni: ben 5 anni prima rispetto ai 67 anni stabiliti dalla legge Fornero. Ma non è tutto oro quello che luccica: infatti questa misura ha dei lati davvero molto poco convenienti che possono far perdere davvero un mucchio di soldi.
Quota 103: ecco cosa devi considerare prima di scegliere questa misura di pensione anticipata
Via libera anche per il prossimo anno a Quota 103 che, insieme ad Ape sociale, Opzione donna e Quota 41, è stata riconfermata dalla manovra di Bilancio 2025. Questa misura consente di lasciare il lavoro con addirittura 5 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Pertanto molti potranno andare in pensione ad appena 62 anni. Ma ci sono degli aspetti da tenere in considerazione prima di scegliere questa opzione.
Come anticipato Quota 103 si rivolge a tutti e dà la possibilità di accedere alla pensione a soli 62 anni anziché aspettare fino ai 67 come stabilito dalla legge Fornero. Cinque anni di anticipo non sono sicuramente pochi. Tuttavia, per fruire di Quota 103, non bastano 20 anni di contributi come per la pensione di vecchiaia ordinaria: ne servono minimo 41.
Pertanto va da sé che questa misura, a conti fatti, si rivolge solo a chi ha iniziato a lavorare in modo regolare e continuativo quando era ancora molto giovane. Per aver maturato ben 41 anni di contributi ad appena 62 anni è necessario aver iniziato a lavorare non oltre i 21 anni e non avere vuoti contributivi. Requisito che ben pochi possono soddisfare.
Ma non è certamente questo ciò che rende questa misura poco vantaggiosa. Quota 103 è una misura molto appetibile, appunto, per tutte quelle persone che hanno iniziato a lavorare in giovane età: il requisito contributivo è più basso rispetto alla pensione anticipata ordinaria – che chiede almeno 42 anni e 10 mesi di contributi o 41 anni e 10 mesi per le donne – e, a differenza di Quota 41, Quota 103 si rivolge a tutte le categorie di lavoratori.
Il rischio era, dunque, che troppe persone ne fruissero generando così troppe uscite anticipate dai luoghi di lavoro. Questo avrebbe messo profondamente in crisi le casse dell’Inps. Per evitare tutto questo, allora, è stata introdotta una penalizzazione. Chi deciderà di accedere alla pensione anticipata con Quota 103 avrà un assegno previdenziale interamente ricalcolato con il sistema contributivo.
Questo può portare a perdite anche del 30% sull’importo dell’assegno mensile in quanto il sistema di calcolo contributivo è meno vantaggioso, per il lavoratore, del sistema di calcolo misto. Inoltre con Quota 103 l’assegno Inps non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps.