Trattamento di fine rapporto, la cifra che ti spetta in futuro potrebbe essere una spiacevole sorpresa: ecco come si calcola.
Il TFR, o liquidazione, è la somma che spetta ai lavoratori dipendenti quando viene concluso un rapporto di lavoro, sia esso per pensionamento, dimissioni o licenziamento. Potremmo definirlo una sorta di salvadanaio che i lavoratori dipendenti accumulano nel corso degli anni.
Questo viene alimentato da una percentuale della retribuzione del dipendente e ha come obiettivo ultimo quello di garantire una somma su cui fare affidamento nel momento in cui viene interrotto un rapporto di lavoro.
Il TFR rappresenta quindi una sicurezza per il lavoratore, tuttavia la somma che si riceve potrebbe non essere esattamente quella che si pensa. Ecco come viene calcolato.
Come viene calcolato il TFR? Scoprilo per non avere future sorprese
Per quanto riguarda il Trattamento di Fine Rapporto i lavoratori sono chiamati a compiere una scelta, possono decidere di lasciarlo in azienda e quindi presso il proprio datore di lavoro (fatta eccezione per le aziende con più di 50 dipendenti, in questo caso viene versato presso il Fondo di Tesoreria gestito dall’INPS) oppure destinarlo alla previdenza complementare.
Questa scelta va comunicata al proprio datore di lavoro entro e non oltre i 6 mesi dall’assunzione, in caso contrario vige la regola del silenzio assenso e il TFR sarà automaticamente destinato al fondo pensione.
Nel caso in cui si decida di destinarlo alla previdenza complementare prevede che i fondi pensione investono i contributi dei lavorato in azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari con lo scopo di generare rendimenti e andare così ad accrescere il capitale. Sono i dipendenti a decidere l’ammontare del loro contributo.
Il TFR viene calcolato annualmente accantonando una quota pari al 6,91% della retribuzione lorda annua del dipendente, circa una mensilità intera. Per esempio se un dipende riceve una retribuzione annua lorda pari a 25.000€, la quota annua del TFR sarà di 1.750€. A questa quota si aggiunge un tasso di rivalutazione annuale composto dall’1,5% fisso più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo.
Tuttavia, al momento della riscossione del TFR potrebbe esserci un’amara sorpresa. Il trattamento di fine rapporto è infatti soggetto a tassazione. Questa dipende dall’anzianità di servizio e dalle aliquote fiscali che si applicherebbero in base al reddito complessivo del lavoratore.
Nel caso in cui si sia deciso di mantenere il TFR in azienda, la tassazione finale può arrivare fino al 23% o più, a seconda del reddito imponibile. Nel caso in cui si sia deciso di investire in un fondo pensione si potrà usufruire di aliquote agevolate che variano, in base agli anni di permanenza nel fondo, dal 9% al 15%. Dopo quindici anni l’aliquota si riduce dello 0.3% per ogni anno in più, fino al raggiungimento della quota minima.
Quindi due persone che hanno accumulato lo stesso TFR nel corso degli anni, al momento della riscossione potrebbero ricevere cifre differenti sulla base della scelta fatta.