Chi vive in un condominio con riscaldamento centralizzato deve rispettare regole ben precise per accensione e spegnimento, ecco cosa dice la legge.
Stare in un condominio, come tutti sanno, comporta la necessità di dover sottostare a regole ben precise, che vengono stabilite nel corso dell’assemblea che si tiene periodicamente. Queste non devono essere considerate solo come delle semplici limitazioni, ma come qualcosa che può servire a garantire il benessere di tutti, nonostante liti e discussioni non possano essere escluse del tutto. Alcune norme riguardano un aspetto che è nell’interesse di tutti, l’accensione dei termosifoni, che deve seguire quanto previsto dalla legge se il riscaldamento è centralizzato.
Non tutti amano questo sistema, a dire la verità, soprattutto perché non ci si sente del tutto liberi e si vorrebbe decidere in autonomia cosa fare, in modo particolare se si è particolarmente freddolosi. Non c’è comunque il rischio che alcuni condomini arrivino a pagare in bolletta cifre ben più elevate rispetto agli altri, grazie a un provvedimento che è attivo ormai da qualche anno.
Le regole da seguire per il riscaldamento centralizzato in condominio
In un condominio con riscaldamento centralizzato è presente un’unica caldaia, che garantisce che il caldo possa arrivare a tutti gli appartamenti. A partire dal 2016 il rischio di salassi con un sistema simile è escluso, è infatti diventata obbligatoria la presenza di valvole di contabilizzazione del calore, che consentono di avere certezze sul consumo di tutti i condomini, evitando di pagare più di quanto effettivamente dovuto.
Le valvole devono essere presenti in ogni termosifone presente nelle varie unità immobiliari e sono determinanti per regolare la quantità di calore emesso. Si va infatti dall’1, che è il livello più basso, al 5, che corrisponde al livello più elevato. Si tratta di una soluzione che garantisce un minimo di autonomia, in modo tale che ognuno possa decidere se ritenga necessario tenere accesi i termosifoni o meno.
Non si può però essere del tutto liberi in merito agli orari di utilizzo del riscaldamento in condominio, da sempre una delle questioni che è fonte di discussioni. Arrivare a una decisione soddisfacente può essere comunque importante anche a livello economico. Questo infatti riduce l’usura della caldaia ed eventuali malfunzionamenti, che possono incidere sul prezzo che si ritroverà in bolletta. La data in cui accendere i caloriferi varia di anno in anno, secondo una normativa nazionale, che ha portato a dividere l’Italia in sei zone climatiche differenti (ognuna identificata con una lettera, da A a F). cercando di privilegiare chi vive al Nord. Nelle aree più fredde, la E e la F, si può ad esempio procedere già dai primi giorni di ottobre, mentre non è esclusa una deroga per lo spegnimento definitivo qualora la primavera dovesse rivelarsi più fredda del previsto.
Per quanto riguarda le ore, la regola è valida a livello nazionale e prevede che il riscaldamento centralizzato possa essere acceso dalle 5 alle 23. A quel punto è poi ogni condominio attraverso l’assemblea a stabilire eventuali limitazioni, a condizione che le decisioni siano prese a livello collettivo. Esistono inoltre dei limiti anche per quanto riguarda le temperature, non si può andare oltre i 20°C, con una tolleranza di 2°C, in più o in meno, sia per edifici privati che pubblici.